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Cardito

Cimitero CARDITO-CRISPANO. Più una mera speculazione politica che rivolta popolare

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CARDITO – CRISPANO – In questa zona neanche più i morti sono lasciati in pace e non perché i nuovi loculi non sono ancora stati consegnati e quindi i lavori non ultimati ma semplicemente perché vengono usati per mera strumentalizzazione politica da chi in realtà ha preferito il fango e il chiacchiericcio al confronto sano e democratico in aula.

Partiamo dal principio. A più riprese è stato detto e scritto, anche da Minformo, che i lavori al Cimitero hanno subito un rallentamento perché in atto c’è una gara che deve fornire il nuovo nome del Direttore ai Lavori che andrà a sostituire il precedente, visto che per colpa delle sue decisioni, prese in maniera autonoma, ha causato forti rallentamenti ai lavori con slittamento della data di consegna.

In tutta risposta a quanto diffuso per amore della verità, stamattina fuori le mura della necropoli carditese e crispanese si è riunito un capannello di persone che a contarli risultavano anche inferiori al numero di ex politici presenti sul posto, il ché sta a significare una sola cosa. Più che protesta popolare è sembrata una minisommossa organizzata ad hoc da chi ha tutto l’interesse di modificare la verità con il solo scopo di guadagnare l’ormai perso consenso popolare e lo fa nel più spregevole dei modi, coinvolgendo i parenti dei defunti che giacciono in loculi non di proprietà o condivisi e facendo leva sul loro dolore.

I presenti stamattina alla Protesta

Sfido qualsiasi direttore di giornale o telegiornale se mai hanno dato l’autorizzazione ad una squadra di operatori di recarsi sul posto dove si è presenti bene o male in quaranta persone, se non solo per il fatto di fare un favore a qualche amico. Ma stendiamo un velo pietoso su quali possono essere i legami che hanno potuto portare le telecamere di un telegiornale rinomato come TGR su una situazione che attualmente risulta essere abbondantemente sotto controllo. Ma c’è una cosa che taglia la testa al toro.

Considerando che dai manifesti che gli “organizzatori” hanno affisso davanti al cancello dell’entrata secondaria del cimitero si leggeva: “2005-2019 Quattordici anni di attesa per un loculo. Adesso Basta! Avete i nostri soldi, vogliamo i nostri diritti” e considerando che stamattina insieme ai pochi cittadini erano presenti anche Francesco Pisano, Nunziante Raucci, Sossio Vitale, Pasquale D’Errico e Gregorio Imitazione, due sono le cose: o questi ultimi non sanno leggere, o non sanno cosa significa governare!

Al posto loro nessun addetto ai lavori intelligente si sarebbe presentato, considerato che in quel lasso di tempo tutti, chi prima e chi dopo, ha governato e tenuto i fili della propria città.

Ora assodato che le responsabilità sulla enormità della perdita di tempo per consegnare i loculi ai cittadini sia sia dei governi di centrodestra che di centrosinistra. Se non fosse per il dolore dei cittadini e il disservizio oggettivo che stanno subendo, la vicenda di stamattina avrebbe quasi del comico, visto che a protestare insieme ai cittadini, oggi c’è chi ieri non è riuscito ad accontentarli e la cosa buffa è che oggi, sempre insieme ai cittadini, c’è chi promuove raccolte firme per fare chiarezza, mentre ieri, quando si trovava in una posizione di governo non ha saputo dare risposte e c’è chi oggi grida allo scandalo e alla corruzione all’interno del Cimitero, mentre ieri da Consigliere Comunale (es. Francesco Pisano) o da Presidente del Consorzio Cimiteriale (es. Gregorio Imitazione e Nunziante Raucci) non è corso alla Procura della Repubblica o alla Corte dei Conti per denunciare.

Il dato politico che esce fuori ha una sola traduzione. Se i politici presenti fuori al cimitero stamattina sono gli stessi che già dal 2005 potevano dare risposte e non le hanno sapute dare, vuol dire che la loro presenza non è stata altro che strumentale dal punto da vista politico e se non fosse per l’esiguo numero di persone accorse, qualcuno potrebbe anche pensare che si sono accodati ad una protesta popolare ma si da il caso che anche questa scusante è naufragata, proprio come la loro intenzione di stamattina.

Allora di cosa soffre la politica a nord di Napoli? Ha davvero terminato gli argomenti che per quei pochi rimasti che riescono a mettere fatti concreti sul tavolo e piuttosto che un’alternativa gli viene riservato solo fango? Chi è che fa paura a queste persone, un candidato sindaco forte, giovane e competente da un lato e un sindaco stimato che è riuscito a mettere sul piatto della bilancia circa venti milioni di opere pubbliche?

Chi ha polvere per sparare, sparasse, ma nei proiettili c’è bisogno di piombo, non di fango.

Cardito

CARDITO. Il Consigliere Russo attacca il Sindaco sul tema staff personale, riportando dati falsi

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CARDITO – Non sempre un giornalista critico della politica entra nel merito del dibattito pubblico se non per evidenziare le fake news legate alla demagogia spicciola che possono uscire fuori dalle dichiarazioni degli addetti ai lavori.

È quanto successo pochi minuti fa nel comune del cardellino con le dichiarazioni del Consigliere Andrea Russo che affrontando un tema demagogico come quello dello sperpero di denaro pubblico legato all’assunzione degli organi formanti lo staff del Sindaco, dichiara, attraverso un video postato sui social, alcune falsità al solo scopo di alimentare rabbia e impopolarità nella figura del primo cittadino. Ma andiamo ad analizzare i fatti.

Andrea Russo nel suo video asserisce che il Sindaco Giuseppe Cirillo abbia portato il numero dei formanti lo staff da 3 a 5 soggetti, lasciando intendere una volontà da parte del primo cittadino su un ulteriore esborso di denaro pubblico. Nulla di più falso. Gli staffisti nel comune gialloblu sono sempre stati tre. All’inizio furono assunti Andrea Fisher – staffista storico – Vincenzo Russo, Nicola Di Micco e Biagio Barra, poi si decise di nominare il Di Micco dirigente dell’ente sfruttando l’Art. 110 del Tuel, liberando così una casella dal capitolo di bilancio posto in essere sullo staff del Sindaco. Da allore quella casella è rimasta vuota per parecchi mesi, facendo risparmiare, in realtà, soldi ai contribuenti.

Oggi il primo cittadino, vuoi perché oberato di lavoro, vuoi perché abituato ad avere la segreteria con impegni suddivisi su tre elementi, ha pensato bene di assumere due figure part-time. Praticamente la casella lasciata vuota da Di Micco sarà riempita da altri due staffisti allo stesso costo di sempre da parte dell’ente.

Il dato politico che esce fuori è quasi pari a zero. A queste latitudini si cerca di fare opposizione sul nulla. Si comprende e va bene il gioco delle parti, ma non si può parlare a distanza di tre anni dopo aver passato gli stessi anni tra i banchi di maggioranza accompagnati dal mutismo selettivo cronico e svegliarsi su questioni, inesistenti tra l’altro, solo ora e per giunta raccontando frottole. Ci aspettiamo altro da un professionista come Andrea Russo che in quanto tale dovrebbe anche capire che anche il confronto con i comuni limitrofi non regge. Gli altri enti non hanno a capo un Sindaco che deve destreggiarsi tra impegni locali e metropolitani, quindi che ben vengano occhi vigili sul territorio atti ad arginare facili distrazioni o dimenticanze. Non mi si venga neanche ad incolpare il primo cittadino per la doppia carica, dato che la sua visione sovracomunale è sotto gli occhi della città e la ricezione di decine di milioni di euro non è da tutti.

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Afragola

Stupri, violenze e omicidi. Facile fare il prete anticamorra con la legge che li obbliga a non denunciare

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Facile fare il prete di periferia negli addensamenti di povertà a nord di Napoli. Basta avere l’ambizione di andare a colmare un vuoto lasciato dalla politica e dalle istituzioni con l’aiuto della fede e della toga e un po’ di predisposizione all’egocentrismo. Aspettare che un tragico evento si verifichi e attendere, inesorabilmente, lo stuolo di colleghi giornalisti che, non sapendo chi intervistare, dato che a queste latitudini la politica è sempre assente per autoimplosione, si rivolgono al personaggio più populista e demagogo rimasto sul territorio.

Allora la riflessione che voglio fare oggi, così come esposta ai tempi dei fatti che riguardarono l’omicidio di Fortuna Loffredo è: la Chiesa che da secoli cerca di colmare i vuoti creati dalla cecità dei governatori sarebbe in grado di aiutare, fattivamente, le vittime di questi efferati delitti?

Tutti noi sappiamo che secondo l’art. 200 c.p.p. la legge italiana rispetta il segreto confessionale tanto che stabilisce che: il sacerdote a cui è stato confessato un reato NON può essere obbligato a essere chiamato come testimone in un processo. Al contrario, come recita l’art. 622 c.p., violare il segreto confessionale potrebbe costituire reato: il sacerdote che dovesse violare il segreto confessionale per un qualsiasi motivo NON previsto dalla legge, rischia la reclusione fino a 1 anno e una multa che può variare tre le € 30 e le € 516.

D’altro canto, invece, è pur vero che la Corte di Cassazione con la sentenza n. 6912 del 14 gennaio 2017 ha chiarito che il sacerdote che NON DEVE violare il segreto confessionale è tenuto a collaborare con la giustizia. Il segreto confessionale cade nel momento in cui il fedele confessa di essere, ad esempio, stata vittima di violenza. Il sacerdote che, in sede di processo, si rifiuta di testimoniare o mente durante la deposizione rischia la reclusione fino a 6 anni per il reato di falsa testimonianza.

La differenza sta proprio qui! Se a confessare il reato è chi commette il reato? Allora vale la prima ipotesi, ossia, il prete è tenuto a non denunciare ciò che gli è stato riferito in confessione. Ma questo principio ecclesiastico, condiviso anche dalle norme laiche della nostra Costituzione, in verità, quanta carità cristiana serba in sé?

Facendo un’opportuna riflessione sociologica, da anni il tema della religiosità dei mafiosi, o dei criminali in generale, apre lo scenario a molteplici piani di analisi: da una parte, occorre chiedersi che significato assumono le devozioni e le ritualità religiose e che ruolo svolga il ricorso alla fede all’interno di certi contesti, dall’altra è indispensabile valutare le posizioni che la Chiesa ha progressivamente espresso nella storia. Lo studio delle organizzazioni mafiose lascia emergere il dato piuttosto singolare di una religione che diventa strumento di legittimazione, offrendo motivazioni agli atti criminosi, alleviando le paure e le angosce nutrite dagli affiliati per il proprio destino personale. Ed è per questi motivi che si può benissimo pensare che anche un reato come lo stupro può facilmente essere confessato ad un protettore di anime.

Allora la domanda sorge spontanea: a quali responsabilità la Chiesa espone un prete di periferia, pastore di un addensamento di povertà come quella del Parco Verde? Quale peso deve sopportare un prete anticamorra se tali principi lo devono, per forza maggiore, relegare alla figura di un inerme testimonial della lotta? Ma soprattutto come si sentirebbe l’uomo che alberga sotto la toga a sapere di essere stato costretto a non evitare tale scempio?

Allora l’ultima osservazione che vorrei fare è quella del ruolo della Chiesa nella società moderna. Forse, dico forse, con tutta la modestia possibile, sarebbe il caso di far scendere realmente in trincea chi, almeno a parole, dichiara di voler salvare la vita alla povera gente su questo umile pianeta e far sì che chi sappia denunci immediatamente.

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Caivano

Colpite delle auto di una concessionaria durante una sparatoria a Cardito

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Ieri notte alle ore 2:20 circa a Cardito, i carabinieri di Caivano sono intervenuti a via I Maggio angolo via della Repubblica per una segnalazione di colpi d’arma da fuoco. Alcuni colpi di arma da fuoco sono stati sparati verso 4 auto che erano all’interno di un concessionario, 7 i fori causati. Sono in corso le indagini della vicenda.

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